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Associazione Italiana Allenatori Calcio

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In Memoria di Mario di Andrea Santoni

Ricordo di Andrea Santoni (responsabile comunicazione Associazione Italiana Allenatori Calcio)

Non fare il furbo: racconta! Dietro la sua poltrona direttoriale, già appartenuta a Ghirelli e Tosatti, se alzavi di poco gli occhi, liberandoti di quel suo sguardo indagatore, spesso severo, mai pacificato, non potevi non leggere le parole incorniciate in un piccolo quadro che conteneva la sua lezione di giornalismo ridotta a imperativo: Non fare il furbo: racconta.

Già, racconta, ma come si fa in certi frangenti a raccontare un dolore sordo, un vuoto improvviso, un uomo come Mario Sconcerti. Troppa energia, troppa passione, troppa visione, troppo cuore. Ecco, troppo cuore. Che d’improvviso non ce l’ha fatta più a tenere il suo passo. E’ successo più o meno nel momento in cui in via della Condotta, dietro Piazza della Signoria, tra i banchi di Foto Torrini, una foto di Baggino che salutava a pugno chiuso stava diventando un regalo di Natale a lui destinato. Un’immagine evocativa, giusta per Mario.

Ha scritto e detto tante cose, Sconcerti, attraversando da protagonista autentico la dimensione aurea dei grandi quotidiani e delle grandi firme, via via inghiottiti da un altro tempo, confuso e stitico. E’ stato giornalista nel senso più tumultuoso e pieno del termine, ha fatto il giornalista, ha fatto giornali e giornalisti. Lo ha fatto da fiorentino ribollente come certe piene alla pescaia di Santa Rosa. E «non fare il fiorentino con me…» era la sua minaccia affettuosa che in pochi hanno il privilegio ora di poter tenere stretta come una carezza ruvida. Non concepiva la pax redazionale, solo nella competizione vedeva crescita. Poteva urlare, sapeva sorprendere bonariamente. Non aveva paura dell’eccesso, al punto di andare addosso a viso aperto a chiunque gli si parasse davanti, fossero tifosi agitati, editori miopi, miti assoluti, perfino Antognoni, perfino Firenze. Star bene per lui non è mai stata virtù borghese, con le sue notti insonni di lavoro e di ricerca, magari di viaggi in auto, di ritorno da un impegno o da una festa di amici. Che lo hanno spesso ascoltato cantare, perso insieme a Rosalba, la sua altra metà del cielo, costellato da Martina. A loro non sappiamo immaginare quanto possa mancare. A noi una vita.

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