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Giorno della memoria: ricordando Toth e Kertesz, Schindler del calcio


Oggi, 27 gennaio, si celebra il Giorno della Memoria. Una data, questa, scelta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel novembre 2005, per ricordare perennemente la tragedia dell’Olocausto. Proprio il 27 gennaio del 1945 alcuni reparti dell’Armata Rossa sovietica entravano nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, liberandolo e certificando l’orrore dei piani di sterminio nazisti, messi in atto a partire dal 1940, che nella sola località polacca portarono all’uccisione di un milione di persone “indesiderate”, in gran parte ebrei. «Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo. L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria» scriveva Primo Levi, straordinario testimone superstite di quella disumanità. Ricordare dunque in un caso simile è prima di tutto un dovere morale. E possiamo farlo soprattutto attraverso le storie degli uomini. Uomini che sono stati anche allenatori. Allenatori nella nostra serie A dell’epoca, magari. L’esempio più eminente è senza dubbio quello di Arpad Weisz, grande tecnico ungherese, vincitore del primo scudetto a girone unico 1929-30 alla guida dell’Internazionale (allora ribattezzata Ambrosiana sotto il fascismo) e di altri due titoli col Bologna, nel 1936 e nel 1937. “Mi sembra si chiamasse Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chissà come è finito”, Enzo Biagi Anni Ottanta. “Oggi compiamo un gesto di riparazione verso la storia e la memoria di un uomo la cui tragedia è caduta nell’oblio forse anche a causa della nostra cattiva coscienza”, Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, all’inaugurazione della targa dedicata ad Arpad Weisz sotto la Torre Maratona dello Stadio Dall’Ara di Bologna il 27 gennaio 2009. In queste due frasi c’è la triste parabola del tecnico ungherese, recuperata grazie al libro “Dallo scudetto ad Auschwitz” di Matteo Marani. La “cattiva coscienza” aveva coperto per 65 anni la tragedia della morte di Weisz, il 31 gennaio 1944, della moglie Ilona Rechnitzer e dei figli Roberto e Clara, 12 e 8 anni, tra il milione di vittime ad Auschwitz. Ma la sua non è stata la sola drammatica vicenda di tecnico ebreo ungherese passato dalla serie A alla morte per mano nazista e dimenticata. E’ il caso della vicenda congiunta di Istvan Toth, già allenatore di Triestina e Ambrosiana Inter e Geza Kertesz, tecnico di Lazio e Roma, lo Schindler del calcio, sepolto nel cimitero degli eroi di Budapest. Insieme nel 1943, nella capitale ungherese, fondano una cellula di resistenza ai nazisti chiamata Dallam, che aiuta numerosi ebrei a sfuggire alle persecuzioni. Scoperti dalla Gestapo in seguito a una delazione, vengono arrestati nel dicembre 1944 e fucilati il 6 febbraio 1945, una settimana prima dell’ingresso dell’Armata Rossa sovietica nella capitale ungherese. Il Giorno della Memoria è anche loro.

(Le loro storie potete leggerle per esteso nelle schede tratte da Allenatori d’Italia)

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