Si è svolta, il 21 maggio scorso, a Roma, l’audizione delle componenti tecniche, Aiac e Aic presso la Commissione Bilancio in Senato sull’affare “Prospettiva di riforma del calcio italiano”. Si è trattato di un momento importante di confronto, previsto per registrare il contributo di idee arrivate da allenatori e calciatori sul futuro del movimento in via di definizione a livello politico, che seguirà l’entrata in vigore della Riforma sul lavoro sportivo tra i dilettanti della scorsa entrata, anch’essa tema di riflessione.
Per quanto riguarda l’audizione, il presidente Renzo Ulivieri, collegato in video con Palazzo Madama da Coverciano, ha introdotto l’intervento dell’Aiac: «L’Associazione Italiana Allenatori Calcio è una componente tecnica della FIGC e rappresenta circa ventimila associati, sia del mondo professionistico che di quello dilettantistico. Il nostro è dunque un punto di vista che viene dal basso, dal territorio. La logica che secondo l’Associazione dovrà inquadrare la riforma è che questa dovrà seguire criteri federali». E’ stata poi la volta di Pierluigi Vossi (presente a Roma), vicepresidente vicario di Aiac, a intervenire sulla materia in discussione: «I tecnici si occupano in maniera prioritaria dell’attività di formazione. Nella stagione corrente si registrano 37mila tecnici tesserati, di cui circa 30mila nel mondo dilettantistico. Se nel mondo professionistico la formazione è volta alla ricerca e al sostegno del talento, nel mondo dilettantistico c’è una funzione anche sociale e di creazione di un percorso funzionale alla vita personale degli sportivi. Ciò nonostante, nel corso degli anni molti tecnici sono stati costretti a lasciare i settori giovanili, a causa della mancanza di accordi economici che garantiscano una tutela minima salariale. La libera contrattazione non assistita da una tutela sindacale ha spostato molti di questi formatori ad allenare le prime squadre. Ma per migliorare il sistema calcistico c’è bisogno di partire proprio dai settori giovanili, garantendo che i tecnici italiani possano portare la propria qualità in tali settori. Il legislatore potrebbe quindi intervenire nelle seguenti maniere: indirizzare risorse nell’ambito dei settori giovanili, promuovendo investimenti destinati alle infrastrutture e alla formazione dei tecnici. Promuovere politiche di sgravio fiscale, estendendo, ad esempio, la zona di franchigia prevista per il mondo dilettantistico anche per i lavoratori dei settori giovanili».
Vossi ha poi sottolineato alcune criticità legate alla riforma sul lavoro sportivo, così come emerse in questa prima stagione di attuazione: «Sul decreto legislativo 36 del 2021 l’Associazione esprime un giudizio articolato pur sostanzialmente positivo. La riforma era necessaria e la norma è necessaria tuttavia sussistono alcune problematiche. In particolare per i dipendenti della Pubblica Amministrazione che adesso hanno difficoltà a svolgere incarichi da lavoro sportivo, con conseguente fuoriuscita dal sistema calcistico di molti tecnici a causa dell’incompatibilità del lavoro sportivo con gli incarichi lavorativi presso la PA. Occorrono dunque correttivi. Il legislatore potrebbe intervenire per favorire il rientro di alcuni dipendenti della pubblica amministrazione, tra cui i professori di educazione fisica, come formatori nel mondo sportivo. Stessa cosa per i pensionati, usciti con quota 100, 101, 102 e 103 i cui emolumenti risultano incompatibili con retribuzioni da lavoro sportivo».
Nelle valutazioni finali Vossi ha ricordato come la figura del tecnico è importantissima in Italia, Italia che nel 2023 si è classificata quarta nella classifica OCSE per mancata attività sportiva negli adolescenti. «E tale gap è causa di un aumento della spesa sanitaria, che potrebbe essere destinata ad ulteriori interventi in materia di salute. Una riflessione dovrebbe essere fatta anche sul sistema scolastico italiano, che non permette lo svolgimento di un’attività multidisciplinare a differenza per esempio del modello tedesco, dove la scuola permette un’attività a tempo pieno. Far svolgere nelle ore pomeridiane varie tipologie di sport in ambito scolastico potrebbe dare un contributo a coltivare talenti ma anche cittadini».